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Sarajevo, crocevia di culture: cosa vedere nella città più affascinante dei Balcani

  • Immagine del redattore: #STORIEALCHECKIN
    #STORIEALCHECKIN
  • 12 lug
  • Tempo di lettura: 7 min
Multiculturale, stratificata, vibrante. Dove una moschea convive con una sinagoga e una chiesa ortodossa nel giro di pochi isolati. Sarajevo è entrata a pieno titolo nella top five delle capitali che ho amato di più intorno al mondo!

Un tempo chiamata “la Gerusalemme d’Europa”, Sarajevo è crocevia di culture, religioni e ferite ancora visibili della storia recente. A Sarajevo ogni strada è un racconto di convivenza: moschee, chiese ortodosse, cattoliche e sinagoghe condividono lo stesso cielo. Un intreccio di etnie, religioni e tradizioni che ha saputo rinascere, trasformando le ferite del passato in un esempio luminoso di modernità e tolleranza.

Io mi sono follemente - e contro ogni previsione - innamorata di questo angolo di mondo, dove tutto sembra possibile.


ESPERIENZE DA NON PERDERE


  • Passeggiare a Baščaršija: il quartiere ottomano con i suoi bazar, le botteghe di rame, il profumo di ćevapi e l'ottimo caffè turco. E' da qui che dovrete iniziare! Fermatevi per una pausa al Sebilj, la fontana simbolo della città presa d'assalto dagli iconici piccioni. Consiglio di partire da qui, cuore del centro storico, per familiarizzare con Sarajevo. Ne rimarrete estasiati: caos calmo e mix di atmosfere, dove l'oriente incontra l'occidente, tra il canto del muezzin e il suono delle campane.



Sarajevo è una città unica, crocevia di civiltà. Qui l’Impero Ottomano e quello Austro-Ungarico si sono incontrati (e scontrati), lasciando tracce visibili nell’architettura, nelle tradizioni e perfino nel ritmo quotidiano. È conosciuta come la "Gerusalemme d’Europa" per la sua convivenza secolare tra musulmani, ebrei, cattolici e ortodossi.

Nel 1914 fu teatro dell’attentato all’arciduca Francesco Ferdinando, scintilla della Prima Guerra Mondiale. Ma è l’assedio degli anni ’90 – il più lungo della storia moderna – ad aver lasciato il segno più profondo. Camminare per Sarajevo significa passare accanto a edifici crivellati di colpi, ma anche entrare in librerie, caffè letterari e gallerie d’arte che testimoniano una rinascita vibrante. La città non dimentica, ma crea bellezza proprio dalle sue ferite.


  • Visitare il War Childhood Museum: un colpo al cuore. Facilmente raggiungibile a piedi dal centro, il museo è un tributo commovente ai bambini che hanno vissuto gli anni della guerra: peluche, lettere, testimonianze video e oggetti personali ricostruiscono frammenti di infanzia spezzata ma ancora viva.



    Cosa vuol dire essere bambini in guerra? Con i tanti contributi arrivati, ecco la risposta: un museo delicatamente doloroso, che fa vibrare le corde dell'anima.

    Dalle carte di cioccolato (che i bimbi annusavano per ricordarne il gusto), a diari, fumetti, e poi oggetti cari appartenuti a genitori persi per sempre. E poi giochi, indumenti, disegni; ogni pezzo è associato al nome di chi lo ha donato e alla spiegazione del senso di quel ricordo. Anche se il museo è piccolo il consiglio è di prendetevela comoda: occorrerà del tempo per leggere le spiegazioni (in inglese e in bosniaco).


    C'è anche una stanzina attrezzata con acqua, fazzolettini e divani per chi avesse necessità di prendersi una pausa, respirare, e continuare la visita.


    L’obiettivo, insomma, è sensibilizzare alla tematica dell’infanzia in guerra, ma con rispetto e senza spettacolarizzazioni: l’esposizione parla al cuore e non alla pancia dei visitatori. L’assedio di Sarajevo e la guerra nell’ex Iugoslavia sono rivissuti attraverso gli occhi di chi era piccolo allora, indipendentemente dall’appartenenza etnica.


  • Il Tunnel della Speranza (Tunnel of Hope): un varco sotterraneo verso la libertà

    Con una guida locale a bordo di un van, ci lasciamo alle spalle il centro di Sarajevo per raggiungere un luogo carico di memoria e significato, fuori città: il Tunnel della Speranza .Costruito negli anni ‘90, durante l’assedio più lungo della storia contemporanea, questo passaggio sotterraneo rappresentò per i cittadini un filo sottilissimo – ma vitale – che li teneva collegati al mondo esterno.


    Dopo un anno di guerra, Sarajevo era completamente circondata dalle milizie serbe, fatta eccezione per un’unica via di collegamento: il territorio libero di Butmir, oltre la pista di atterraggio dell’aeroporto. Ma quella striscia di terra, pur protetta ufficialmente dalle forze di pace internazionali, era esposta ai colpi dei cecchini: attraversarla significava rischiare la vita.Fu allora che, tra mille difficoltà e quasi senza strumenti, nacque l’idea di scavare un tunnel: un varco sotterraneo che potesse rompere l’assedio.


    La sera del 30 luglio 1993, due squadre di volontari che scavavano da direzioni opposte si incontrarono nel sottosuolo. In quel momento il “tunnel che non c’è” – come tutti lo chiamavano – diventò realtà: un cunicolo lungo quasi 800 metri, alto appena 1,60 m e largo poco più di un metro. Dal Tunnel della Salvezza passarono viveri, medicinali, armi, sigarette; la città ricevette energia elettrica, alcune persone riuscirono a fuggire, altre affrontavano quel percorso più volte al giorno per portare a casa scorte di cibo.


    Era un segreto di Pulcinella: in tanti sapevano che esisteva, ma pochissimi ne conoscevano l’esatta posizione. Proprio per questo il tunnel non fu mai distrutto.

    Sul lato di Butmir, l’ingresso era nascosto all’interno della casa della famiglia Kolar, una villetta ancora segnata dai colpi di fucile, che oggi ospita il Museo del Tunnel.


    La famiglia decise di trasformarla in museo per preservare la memoria di quegli anni terribili, raccontando con immagini, filmati, reperti originali e testimonianze dirette la storia di coraggio, ingegno e disperazione di una città assediata.


    Oggi si può visitare un breve tratto del tunnel – circa 15–20 metri – ricostruito e mantenuto in sicurezza, camminando letteralmente dentro la storia. Le pareti portano ancora i segni del conflitto; intorno, fotografie, documenti e oggetti raccontano una Sarajevo che non si è mai arresa, e che grazie a questo varco sotterraneo riuscì a respirare, anche solo per un po’.


    Un’esperienza toccante e indispensabile per capire non solo la cronaca dell’assedio, ma soprattutto la forza e la resilienza di chi, pur circondato, non ha mai smesso di lottare per la libertà. Questa visita vale il viaggio!




  • Salire sulla Yellow Fortress al tramonto: la luce dorata che si posa sui minareti e i tetti rossi della città è pura magia.


  • Museo della Guerra e dei Crimini contro l’Umanità: un luogo potente e riflessivo dedicato alle atrocità del conflitto, con fotografie, documenti e testimonianze che stimolano alla memoria e all’impegno per la pace.


  • “Sarajevo Roses”: inciampare sulle “Rose” di asfalto riempito di resina rossa, è come non dimenticare mai. Sono "targhe" impresse nei luoghi dove le morti civili avvennero durante l’assedio. Si incontrano lungo strade come Dobrinja e l’Alley of Snipers, ovvero la “Sniper Alley”


  • Sul Ponte Latino: dove la Storia cambiò rotta

    Il Ponte Latino (Latinska ćuprija), che attraversa placidamente il fiume Miljacka nel cuore di Sarajevo, è molto più di un semplice passaggio pedonale in pietra.È qui, all’angolo con la via Franz Joseph (oggi via Zelenih Beretki), che il 28 giugno 1914 il giovane nazionalista Gavrilo Princip sparò all’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria e a sua moglie Sofia.


    Due colpi di pistola bastarono per cambiare il corso del Novecento, innescando una reazione a catena che portò allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Sul marciapiede, una piccola targa ricorda quel momento drammatico: camminare qui significa toccare con mano un luogo che ha segnato la storia globale, anche se oggi il ponte appare tranquillo, percorso solo da passanti, turisti e ragazzi in bicicletta.




  • Cimitero militare di Kovači: una vasta distesa di croci bianche e un piccolo museo, è il luogo commemorativo dei militari bosniaci caduti durante la guerra dal 1992 al 1995. Davvero suggestivo!




  • Tra oriente e occidente: Sarajevo Meeting of Cultures” è il messaggio di una lapide posta a terra tra via Saraci e via Ferhadija. Questo è il luogo in cui si incontrano due culture che hanno plasmato Sarajevo. E' il punto, nel cuore della città, in cui l’Est e l’Ovest si stringono la mano, un semplice segno sul selciato che racconta secoli di storia.


    Se ti metti al centro della bussola ti lasci due mondi diversi alle spalle. Da una parte l’impronta austro-ungarica, elegante e mitteleuropea. Dall’altra l’anima ottomana, con i suoi bazar, i minareti, il profumo di caffè e spezie. Un po' Vienna, un po' Istanbul, tra spezie, kebab, caffè bosniaco e ottimi gelati!



  • Trebević e bobsleigh olimpico: la funivia conduce al Monte Trebević dove giace, immersa nella vegetazione e coperta di graffiti, la vecchia pista olimpica trasformata in postazione di artiglieria. Oggi è luogo di trekking e memoria. Coloratissimo e vivace. Consiglio di salire in funivia, godersi un caffè al bar panoramico in cima alla stazione di arrivo e scendere a piedi seguendo la pista da bob.


    Una passeggiata tra le pinete di Trebević è molto più di una gita in montagna: è un viaggio nel tempo. Tra l’aria fresca e il verde che abbraccia la città, si snoda la pista da bob costruita per i Giochi Olimpici Invernali del 1984 – oggi diventata una galleria a cielo aperto di street art. Negli anni '90 è stata un simbolo di conflitto, postazione dell'artiglieria serbobosniaca durante l’assedio. Oggi è diventata un luogo di pace e creatività. I suoi muretti raccontano storie nuove, a colpi di colore. Grazie alla ricostruzione e al progetto che ha riaperto la funivia nel 2018 (opera tutta italiana), è tornata a vivere, e a incantare.


    Arte urbana, aria pulita e memoria storica: tutto in una sola camminata.




  • La Biblioteca Nazionale di Sarajevo: bellezza ferita e rinata: con la sua facciata in stile neomoresco, la Vijećnica è uno dei simboli più eleganti e fotogenici di Sarajevo. Inaugurata alla fine dell’Ottocento, quando la Bosnia era parte dell’Impero austro-ungarico, fu inizialmente sede del municipio. Poi, nel 1949, divenne la Biblioteca Nazionale. Durante l’assedio, nella notte tra il 25 e 26 agosto 1992, un incendio devastò questo capolavoro: più di due milioni di libri, manoscritti e documenti bruciarono, cancellando secoli di memoria culturale.


    Oggi, dopo un lungo restauro terminato nel 2014, la Vijećnica è tornata a risplendere: la grande scalinata, le arcate in pietra, le decorazioni geometriche e la cupola colorata fanno da cornice a concerti, mostre e visite guidate. Camminare nei suoi saloni è assolutamente imperdibile!



Dove dormire a Sarajevo?


Questo alloggio è stato strategico. Defilato dal centro storico, ai piedi della funicolare, in una sorta di "Hollywood" bosniaca (la parte alta della città di notte quando si illumina è fantastica). Curato nei dettagli e dotato di ogni confort, con una vetrata pazzesca! Gondola Apartment, consigliatissimo.




Sapori di viaggio: la cucina che scalda il cuore


Tra Montenegro e Bosnia, il cibo è conforto e incontro. In Montenegro, pesce fresco sulla costa e piatti robusti a base di carne nell’entroterra. In Bosnia, i protagonisti sono:

  • Ćevapi: piccoli cilindri di carne speziata, serviti con pane somun e cipolla cruda.

  • Burek: pasta sfoglia farcita con carne, formaggio o spinaci. Ottimo anche a colazione.

  • Pita, dolci orientali e rakija: tra cui la celebre baklava e la tufahija (mela cotta ripiena di noci), il tutto accompagnato da un bicchierino di grappa locale.



C'è una storia, infine, che mi ha colpito e che non conoscevo. Riguarda i "Romeo e Giulietta" di Sarajevo, Admira e Bosko. Il loro amore ha fatto il giro del mondo diventando il simbolo dell'unione che vince ogni differenza, odio e guerra. Sono stati fonte di ispirazione per canzoni, film, documentari e libri, in patria, ma non solo.


Non hai mai sentito parlarne? Leggi qui


Un viaggio a Sarajevo è un viaggio nel viaggio, nell’anima di un’Europa plurale e sorprendente. E se ami le città dal sapore mediorientale ....sei nel posto giusto!!!


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