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Cose da sapere sull'isola di Pianosa

Il terzo capitolo della saga "Pianosa"



SULL'ALBERGO MILENA


L'hotel è aperto da aprile ad ottobre ma è sempre pieno: se intendi andare a Pianosa ti consiglio di prenotare con lungo anticipo! Le camere sono vista mare ma non c’è wifi. E non è casuale: è una scelta dettata dalla volontà di riconnettersi con la natura e staccare la spina.


La reception è sempre vuota e autogestita (Giulia la trovi al ristorante se hai bisogno), ognuno si prende le chiavi da sé e il sistema funziona senza problemi.

Fa un po' impressione scoprire che fra le stanze dell’albergo si consumò un atroce delitto: quello del direttore della colonia penale agricola, Massimo Masone, che abitava proprio lì.



SUL BAR/RISTORANTE


Tutto è iniziato dall’autorizzazione concessa ai primi detenuti per passare dalla spiaggia col carretto dei gelati. L’anno dopo i panini, e alla fine: ecco nascere il Bar/Ristorante da Brunello, a cui il povero Brunello ha donato anima e corpo fino a che ha potuto.


E’ il punto di ritrovo di chi vive l’isola da locale: a tavola ogni giorno si siedono le guardie, i carabinieri, la forestale, e poi ci sono i ragazzi della cooperativa che si danno davvero un gran da fare per non far mancare niente agli ospiti. Compresa un’accurata selezione musicale che spazia da Mina a Amy Whinehouse rendendo l’attesa una vera delizia.


Ci vuole un po’ di pazienza, ma si sa, sull’isola senza tempo il tempo non conta.

Il menù, legato ai prodotti disponibili in cucina, offre spesso qualche specialità pianosina (vengono serviti gli ortaggi coltivati negli “orti di Pianosa”) . Per chi preferisce rimanere in spiaggia ci sono anche piatti da asporto.


Il centrotavola? Aglio selvatico dell’isola.

I dolci di Gigetto, sempre a sorpresa, (non si sapeva mai cosa ci fosse dentro). Misteriosi come l’isola stessa!



Se poi l'attesa si protrae puoi sempre andare a visitare la cantina, all'interno del cortile del ristorante. In "gattabuia" trovi una mostra d'arte e l'unico mini market presente sull'isola, ideale per portarsi a casa un souvenir.





SULLE ORIGINI DEL NOME


Pianosa è chiamata anche "isola bistecca", per via della forma. Per i romani era Planasia, ovvero isola piatta, anche se in realtà ha la conformazione di una conca. ⠀


SULL'ARCIPELAGO TOSCANO


Essendo inclusa nella fascia marina del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano (insieme a Giannutri, Capraia, Montecristo, Gorgona, Elba e Giglio) è una delle aree più protette in Italia (è tipo “The Truman Show”, ci sono un sacco di telecamere ma mica le vedi tutte!). Il fatto che sia tutelata dall'ente parco la sottopone ad un sacco di divieti e restrizioni:


- non sono ammesse più di 250 persone sull'isola

- le coste non sono navigabili

- divieto assoluto di pesca

- non ci sono cestini (i rifiuti, i visitatori giornalieri, devono portarseli via)

- il bagno si può fare solo a Cala Giovanna ma senza oltrepassare l'obelisco

- vietatissimo entrare all'interno delle case e degli edifici abbandonati

- il drone può essere utilizzato solo previa autorizzazione rilasciata da parte dell'ente parco


LA LEGGENDA DELLE 7 PERLE DEL TIRRENO


Secondo la leggenda la Dea Venere ( o Afrodite, dea dell'amore) uscendo dal mondo dalla schiuma del Mar Tirreno, nella fretta di raggiungere la riva dove c'era Eros ad aspettarla, ruppe il filo della collana di perle donatale da Paride. La Dea riuscì a trattenere gran parte delle perle, ma 7 caddero in acqua, rimanendo a galla e diventando le isole dell’Arcipelago Toscano, piccoli frammenti che oggi compongono i gioielli del Tirreno.

SULLE ESCURSIONI


Cala Giovanna, una distesa di sabbia bianca, un paradiso caraibico. Meglio godersela prima delle 10 e dopo le 17 quando i visitatori giornalieri se ne vanno. La spiaggia resta appannaggio dei pochi ospiti dell'albergo, ed è lì che scocca la magia!




Ci sono escursioni organizzate all'alba e al tramonto in esclusiva per i clienti dell'albergo. Altrimenti si può andare alla casa nel parco e prenotare scegliendo tra le visite proposte dalle guide che accompagnano anche i turisti giornalieri (gruppi più numerosi).




Io ho partecipato a 4 escursioni organizzate dalle guide autorizzate: l’unico modo per accedere alla parte di isola “al di là del muro” è lasciarsi accompagnare. La zona “rossa” si percorre a piedi, in bus o in bici.


Con il gruppo formato da soli ospiti dell'hotel ho fatto il trekking al mattino e la mountain bike al tramonto. Con i gruppi messi in piedi per i turisti giornalieri invece ho partecipato all'uscita di snorkeling e al tour in bus.





Chicca noir: lo snorkeling parte da Cala del Cimitero o Cala dei Turchi. Visitare il cimitero del paese, dove è sepolto anche il cugino di Garibaldi, (zona che può essere visitata senza guida) è interessante.



I dettagli delle escursioni li trovi sul mio canale IG, nelle stories in evidenza!

Intanto, gli HIGHLIGHTS:


La mostra fotografica sulla storia di Pianosa: è allestita nella palazzina delle ex poste, accanto all'albergo, quindi non ci sono scuse. E' un ottimo punto di partenza per capire e scoprire la storia dell'isola. Ingresso gratuito.




Il borgo antico: ai tempi il paese (i resti sono visitabili liberamente) viveva in funzione della struttura carceraria. C'erano poste, scuola, telegrafi, la chiesa. Era la parte dei "civili", quella vissuta dalle famiglie delle guardie penitenziarie e delle forze dell'ordine. Al di là del muro stavano i carcerati, le forze dell’ordine e le guardie penitenziarie.

Girando per il porto sorvegliato dal Forte Teglia (il complesso fortificato voluto da Napoleone che oggi dà il benvenuto sull’isola) si incontrano tanti ruderi, case fantasma, finestre rotte, porte aperte. Tutto inaccessibile ma almeno fotografabile!



Proseguendo ci si imbatte nello Scoglio del Marzocco, un’opera vivente: c’è una lei piegata che poggia la fronte sul capo di lui. Lui sta in ginocchio piegato di fronte a lei. Quel che lei porta sulla schiena non è uno zainetto, ma un bebè che appoggia il capo sulla schiena della mamma. Almeno questa è l'interpretazione data!



L’isolotto della scola e le berte: coi suoi 29 metri sul livello del mare è il punto più alto di Pianosa, ci nidifica la berta maggiore, uccello protetto presente solo qui e alle Tremiti. Il lamento delle berte, la notte, è impressionante. Si dice piangano come bambini e garantisco: questo “suono” dell’isola contribuisce a rendere l’atmosfera ancora più dark. Sulla scola delle berte ci facevano le scampagnata domenicali gli abitanti dell’isola, il pic nic si svolgeva su panche e tavoli scolpite nella roccia.

La torretta di punta secca, chiamata così per la secca affiorante ingannatrice dei naviganti: ci si arriva con il trekking. Da qui oggi si svolge il controllo degli accessi dal mare.



Cala del Bruciato, una piccola caletta inaccessibile che possiamo limitarci ad osservare dall’alto della scogliera. Pare fosse l'inceneritore dell’isola. Nel '900 i detenuti facevano il bagno in queste acque limpidissime braccati dalle guardie. Oggi non è consentito.

Per arrivarci si attraversa una “Piccola Australia” fatta di filari di eucalipto. E tutt’intorno distese di elicriso.

Durante il trekking si può vedere da vicino anche la roccia di Pianosa, ovvero quello che c’era sul fondo del mare milioni di anni fa. Conchiglie e ricci, perchè l'isola era sommersa dal mare.



Cala di Biagio, Cala Brisighelli, l’edificio del Marchese (ex casotto di sanità di Pianosa dove si svolgeva la quarantena per le barche in arrivo e gli animali) sono tutte tappe molto interessanti toccate dai tour. Scenari naturali mozzafiato e colori pazzeschi!

Vicino al porto, ci sono le Catacombe: risalgono al III-IV secolo. Sono uno spettacolare intrico di cunicoli e gallerie che vennero utilizzate come luogo di sepoltura dalle prime comunità cristiane che si insediarono sull’isola.

L'unica chiesa che c'è è quella di San Gaudenzio, patrono dell'isola.




Ogni tour è diverso e ti porta ad esplorare una zona differente dell'isola.

Sono tutti consigliatissimi per avere una panoramica generale!

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