top of page

Giulia, la "regina" di Pianosa

Il secondo capitolo della saga "Pianosa"


L'isola bisogna viverla, bisogna ascoltarla.


Come fa Giulia, ormai da 11 anni. Giulia è Pianosa, Giulia incarna lo spirito dell’isola, per Giulia il tempo è scandito dalla partenza dei traghetti e delle rondini, dalle maree, dal vento che cambia, dal sole che scalda, e scalda poi un po’ meno. Giulia è una dei due residenti di Pianosa (l’unica donna, l’altro è un agente penitenziario che vive in quel pezzo di terra in mezzo al mare da quasi 30 anni), e soprattutto Giulia è la “signora” dell’albergo. Dell’unico albergo presente sull’isola, il Milena, gestito dalla cooperativa S. Giacomo, una cooperativa di reinserimento per i detenuti della carcere di Porto Azzurro in regime di semilibertà. La presidente della cooperativa era, appunto, la dottoressa Milena Briano, alla quale è stato intitolato l'hotel dopo la scomparsa.





Spartano e suggestivo, 13 camere essenziali, il Milena sulle principali piattaforme di prenotazione online non c’è, è sempre pieno (bisogna prenotare davvero con largo anticipo) e quando arrivi hai solo un riferimento: il nome di Giulia. Basta un’occhiata e capisci perché: una personalità forte, è un ciclone di vitalità.


Giulia è spontanea e contagiosa, Giulia è un vulcano, anzi Giulia è un’isola. E’ nata in Sardegna, cresciuta all’Elba e diventata pianosina onoraria. Ha lo scoglio nel sangue e la terraferma non la rimpiange mai. Non c’è altro posto in cui vorrebbe stare, nessun altro lavoro al mondo con cui scambierebbe il suo, quello di “guardiana non ufficiale” di un’isola che conosce come le sue tasche.


Sogna un’isola più libera dai vincoli ed elitaria, ma mai snaturata, Giulia.

Con progetti di restauro e mantenimento e magari un murales gigante dal sapore interazionale che possa portare profumo di vernice e raccontare l’isola com’era.


Non si lascia spaventare dall’inverno, da un panettone di Natale diviso solo per tre: è quando tornano le mareggiate, che le onde fanno sparire lo scoglio della scola da quanto sono alte, che lei riscopre, inverno dopo inverno, la vera essenza dell’isola. E anche la sua.


Abita affacciata sul mare, “dalla finestra che dà su Cala Giovanna si vede il mondo”.

Nel palazzone delle cantine, dopo aver attraversato gli ex uffici dell’amministrazione penitenziaria in un corridoio lungo 80 metri che farebbe venire i brividi agli amanti di Shining, c’è il suo laboratorio di pittura. C'è la sua camera. C'è una cucina fatta di poche cose: una piastra, una bistecchiera, una vaporiera, una teiera. E’ lì che ha scelto di gettare l’ancora.


Si sta da dio, d’inverno, a Pianosa. E in estate tutto cambia, o forse no.

Giulia ti accoglie calorosamente al porto e tra un check in e l’altro, rompe il ghiaccio raccontandoti “la sua isola”. Giulia è colore e fa la differenza. Ti porta con sé, ti regala molto di sé. Si commuove quando parla di Pianosa e lo fa sinceramente. E’ un libro aperto e per ogni sera che resti, ti legge un capitolo diverso. Quello sul suo primo giorno di lavoro: a Pianosa piove solo 19 giorni l’anno e il suo arrivo fu da diluvio universale. Quello sulle difficoltà di integrazione coi detenuti, all’inizio. Quello delle leggende splatter in un’isola carcere ancora avvolta nel mistero, e forse per questo particolarmente affascinante.

E soprattutto Giulia è le passeggiate in notturna a guardare le stelle insieme ai suoi gatti. Inutile dire che Kimba e Alice sono gli unici due felini sull’isola. Giulia non accende i lampioni la sera, “perché al buio totale le stelle si vedono meglio”.


C’è Saturno, Marte, il triangolo estivo, Cassiopea, la via lattea, la costellazione del delfino, e così via. Ogni sera, una scoperta camminando a “tentoni”. Ogni sera accompagna i suoi ospiti nel viaggio più bello: quello nelle notti di Pianosa. Non ci sono tv, ma ogni notte quel cielo è una prima visione, un film mai uguale a sè stesso. Un cinema per pochi.


Si sporge verso la pescaia di Augusto, Giulia, ed ecco la magia: le stelle si riflettono nello specchio d’acqua, che sembrano lucciole, e si moltiplicano. Non devi fare altro che lasciarti andare all’ascolto. Della natura, delle storie come si fosse intorno ad un falò a cantar canzoni: niente fuoco però. Solo un cielo di Swarovski. E le canzoni, si cantano davvero, ma col naso all’insù! Questa è una delle magie di Pianosa: che escono le stelle, poi, anche quando il cielo è coperto.

Giulia parla, e parla, e parla. E nel frattempo ogni astro torna al suo posto pronto per essere adorato. E’ questo uno dei motivi per i quali Pianosa vi accarezzerà l’anima entrandovi, per sempre, nel cuore.


Ogni volta è come fosse la prima per lei, e ringrazia sempre, ad ogni passeggiata, per l’emozione condivisa. Ti porta nel punto esatto dove la luna, rosso fuoco, spunta dal mare. Quel che sa l’ha imparato dal vento, dalle persone che sono passate a trovarla sotto quella cupola di stelle, un San Lorenzo tutto l’anno. Su quest’isola prigione che dalla terraferma, in Toscana, si raggiunge in 5 ore di viaggio tra auto, traghetto, bus e ancora traghetto, lei ha trovato la sua libertà.

Comments


bottom of page