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#STORIEALCHECKIN

Storie al check in

La sezione del blog dedicata alle storie



Ci sono migliaia di storie che si incrociano al check in, l’ho sempre pensato e a qualcuna ho pure assistito. E’ un po’ come nelle stazioni: c’è chi parte e chi arriva, chi regala fiori e chi magari non vorrebbe riceverli.

Chi non vede l’ora di tornare e chi invece vorrebbe già ripartire.

Chi viaggia col biglietto in tasca e chi invece si è scordato di stamparlo.

Un universo coloratissimo e dalle sfumature infinite.



Ho sempre pensato che fosse incredibile, quasi una magia. Se prendi un giorno qualsiasi di una settimana qualsiasi di un mese qualsiasi, troverai miliardi di persone di ogni età provenienti da ogni angolo del mondo, anche il più remoto, che si incontrano e si scontrano in aeroporto. I voli sono sempre pieni, e al check in c’è sempre la fila.

E nelle lunghe attese generalmente sono 3 le attività che mi tengono impegnata:


1) Studio ossessivo dell’addetta al desk


Ho la fissazione per le hostess di terra. Mi piace tutto di loro: il portamento, la divisa che indossano, le lingue che parlano, il cerchio che fanno sul biglietto con la biro per segnalarti il gate d’imbarco. Quella freddezza spietata nel troncare i sogni di passeggeri pasticcioni o sprovveduti... e l'indifferenza di chi sa di avere la più temuta delle armi: la bilancia per la registrazione bagagli.

Segnerà il numero giusto anche questa volta?


2) Apro, svuoto, smonto, ricompongo e chiudo


Peso e riapro, seleziono, tolgo, scelgo per priorità. Vivisezionare il bagaglio per non incorrere nel pagamento dei kg extra è una delle attività più fastidiose ma quasi sempre necessarie. Anche solo per un ripassino veloce di ciò che c’è e ciò che è rimasto… a casa. Mi da un po’ fastidio condividere col resto del mondo la biancheria intima che salta fuori prepotente non appena la combinazione del lucchetto viene sbloccata. Però va fatto.


3) (questa è la mia preferita) Giocare a indovinare le storie dei viaggiatori che riesco a “passare allo scanner”.

Quelli più vicini, davanti, dietro o accanto, perché per farmi un’idea devo sentire cosa dicono. Che lingua parlano, che tono usano. Quindi seduta sul maxi bagaglio col rischio sfondamento, tra una telefonata e un giro sui social, scruto. Sarà deformazione professionale, da giornalista ficcanaso e per giunta donna non ne posso fare a meno.

Con fare discreto e fintamente disattento, accendo il radar. In ordine mi passano sott’occhio una coppia di fidanzati, una famiglia con tre figli (uno in arrivo), un anziano solo.

Ogni volta mi chiedo: che storia si porteranno dietro queste persone?

La giovane coppia sarà al suo primo weekend insieme. Quella roba di fughe romantiche che si fanno quando si è innamorati persi che anche ROMA FIUMICINO-DA UN GATE ALL'ALTRO- SENZA PRENDERE UN AEREO- VA BENE LO STESSO- L'IMPORTANTE E' STARE INSIEME - E AMARCI PER SEMPRE.


La famiglia invece: sembrano tedeschi, o svizzeri. Biondissimi.

I genitori viaggiano coi figli piccoli, tre, e lei è incinta. Sesto mese forse.

E bla bla bla, e le fantasie volano. E arrivano fino alla casa sulle montagne in Svizzera o in Germania o chissà dove, dove l’allegra famigliola di viaggiatori biondissimi trascorre metà del tempo, perché l’altra metà la spende girando il mondo e insegnando ai figli quanto è bella la libertà.

Poi il signore anziano. E' solo, controlla dieci volte al minuto i documenti, li stropiccia, come se non si riconoscesse più nella foto tessera scattata una vita fa.

Come se guardarla da vicino servisse a riportarlo indietro nel tempo.

Non sembra pratico di aeroporti, ha due valigie belle capienti, deve aver affrontato un lungo viaggio. Sta composto e aspetta il suo turno mentre i "ragazzi innamoratissimi" si finiscono di baci e la "famiglia biondissima" improvvisa filastrocche bilingui (indizio interessante).

Insomma, in questo luna park di jet lag impazziti e fast food affollati ci sono cuori che battono e teste che pensano. Chissà quante storie si insinuano tra un terminal e l’altro, storie che come formichine si imbarcano o atterrano, si fermano alla dogana, passano al duty free, aspettano al nastro trasportatore per poi perdersi in giro per il mondo. Sono quelle storie che vorrei trovare e provare a raccontare.

Storie curiose, strane o forse anche normali ma in qualche modo preziose.


L’aeroporto suscita da sempre su di me un fascino fuori dall’ordinario, che non si spiega. Mi piace starci anche se non devo partire, penso sia colpa di quella molecola di dna che solo i viaggiatori cronici possono vantare.


Questa sezione è il cuore pulsante del blog, quella, appunto, dedicata alle storie.

Un contenitore pensato per raccoglierle tutte. Storie di persone che ho conosciuto viaggiando, o racconti di cose che sono successe viaggiando, o curiosità in qualche modo legate ad un posto che ho visitato.


Lunghe o brevi, italiane o straniere, saranno custodite qui, in un diario a disposizione di chi vorrà fermarsi. Leggere. E ripartire.

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