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  • #STORIEALCHECKIN

#cosestranemabelle del mese di maggio

Ovvero la Bolivia che mi ha prima stupìta poi conquistata


Ci sto ripensando in questi giorni e non me ne ero ancora accorta: il mio viaggio in Bolivia è stato la quintessenza delle cosestranemabelle. Viste e successe.

Prima fra tutte attraversare la frontiera tra Perù e Bolivia a piedi per sbrigare le pratiche doganali. Poco più di 300 metri zaino in spalla, il primo impatto con la terra delle cholitas è stato uno choc, lì a Desaguadero. Mi è arrivato addosso un treno di colori. Gonne multistrato, bombette su trecce lunghe e nere come la pece. Tratti indigeni su volti invecchiati. Venditori ambulanti, tanti, troppi, di qualsiasi cosa, tutti insieme, appiccicati, e io che mi tenevo aggrappata allo zaino, un po’spaesata e un po’ divertita. Tipo che avevo paura di essere derubata dai ragazzi in motorino perché quella frontiera era il luogo di nessuno, dove tutto era lecito, tutto permesso, zero regole. Ma ero anche eccitata all’idea di addentrarmi in un labirinto di umanità fatto di contrasti e povertà. Di miseria e occhi neri, di cani sciolti e magri.


Dopo aver cambiato i soles rimasti ecco il momento del timbro sul visto.

Un’operazione a cui rivolgere parecchia attenzione perché se qualcosa andava storto o se il timbro non era come doveva non si rientrava a casa.


UN SOGNO ALTO 3600 METRI


Se penso alla Bolivia penso a una miriade di cosestranemabelle.

Penso a La Paz che non ci volevo nemmeno andare, e che dal finestrino del bus non mi prometteva niente di buono. E invece è stata una delle cose più strane ma belle che abbia mai visto. La metropoli più alta del mondo. In una conca circondata dalle montagne, sta a 3600 metri, che tradotto significa ansimare ed affannarsi per ogni salita e discesa…e ce ne sono tante.


Di notte sembra un presepe. Il cielo si cosparge di stelle, alzi gli occhi, sei anche tu un gioiello incastonato tra i monti, in un canyon naturale.

La periferia dei barrios sulle colline invece è quasi soffocante.


Ci si sposta da un punto all’altro della città con un sistema di teleferiche che sembra di essere in settimana bianca. Stranomabello. Fa freddo ma non hai gli sci.

Guardi sotto e vedi il centro storico, guardi sopra e svetta El Alto, la zona più popolosa. Poi guardi a destra e a sinistra mentre sali e c'è un’enorme distesa marrone di abitazioni abusive, mai finite, lamiere e cemento, terrazzi e panni svolazzanti.




Ci sono opere di street art interessanti e poi il Three Broomsticks Magic Café: ci sono entrata per caso, un locale interamente ispirato alla saga di Harry Potter. Gente impazzita, fans sfegatati, lì dove proprio non te l’aspetti. Inaspettato ma ganzo. Come del resto tutta la Bolivia, meta turistica alternativa e ancora tutta da scoprire.

Riscendendo, il mercato delle streghe si disperde tra vicoli e stradine del centro, poco distante da Plaza Mayor. E qui si fa lo shopping quello estremo (io non mi sono prestata, pardon): oggetti per rituali sciamanici, prodotti naturali curativi, filtri, amuleti, erbe, e più che altro feti di lama essiccati appesi all'ingresso dei negozi contro il malocchio. Rispetto ma non condivido.

Staccarmi dal gruppo e camminare per le strade di città straniere è una delle mie cose stranemabelle preferite. Anche qui mi sono ritrovata sola nella missione shopping e me la sono goduta tutta (si fanno ottimi acquisti per attrezzatura sportiva, da montagna, da trekking e oggettistica artigianale super tradizionale).



La Paz è un mix di stili architettonici e retaggi culturali. Di cholitas, sciamani, streghe. Di folklore e magia. Poi c'è il carcere di San Pedro, una città nella città, un emisfero strambo: i detenuti possono vivere con la famiglia, avere un alloggio privato, mettere su un proprio business, guadagnare e acquistare di tutto: cibo, vestiti.

Possono salire di livello nel settore ricco o povero in base alle proprie possibilità.

Una sorta di autogestione con sorveglianza solo perimetrale.

Vietatissimo fare foto o sostare davanti alla struttura (sì, mi sono beccata il cazziatone).


Con tutte le contraddizioni e le sfumature La Paz è stata inserita tra le nuove Sette Meraviglie del Mondo nella categoria delle città: riconoscimento assolutamente meritato.


LA VALLE DELLA LUNA


Ad appena 10 km di strada c'è un’altra cosastranamabella: la valle della luna, uno scenario fuori dal tempo. Sei sulla terra ma ti sembra di stare sulla luna. Da vedere.


INCIDENTE DI PERCORSO


Le 12 ore bloccata sull’autobus da La Paz a Tupiza, al confine con l’Argentina, per il giro delle Quebradas invece sono state parecchio strane e decisamente meno belle.

Una tormenta di neve. Tutto fermo. Colonna infinita di pullman impantanati senza possibilità di avanzare. Ripeto, 12 ore. Per aspettare che la neve si sciogliesse e che la strada tornasse ad essere percorribile e sgombra. Perché ovviamente i mezzi spargi sale lì non carburano. E non puoi uscire dal bus perché si gela.





Gli incidenti di percorso sono una delle parti più avvincenti del viaggio.

Questo inconveniente non mi ha fatto amare di meno la Bolivia, nè mi ha fatto dimenticare la sensazione stranamabella provata per tutti e 10 i giorni di permanenza.

C'è sempre il lato positivo: ho finalmente capito come si gioca a Lupus in Tabula, anche se poi non vinco mai.



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